In occasione del Centenario della Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre visitati i luoghi di nascita e morte del suo principale artefice, da Ulyanovsk a Gorki-Leninskie a Mosca
Il PMLI rende omaggio a Lenin in Russia
Successo dello sforzo propagandistico del Partito. Accolti con curiosità e ammirazione targhe, manifesti e numeri de “Il Bolscevico”. Donato il dvd sulla Rivoluzione d’Ottobre alla direzione del museo Lenin a Gorki che contraccambia con l’accesso esclusivo all’ufficio di Lenin al Cremlino. Conservati con dedizione e devozione i siti dedicati a Lenin e incoraggiante lo spazio dedicato a Stalin, da noi omaggiato alla tomba sulle mura del Cremlino.
Scuderi: “La missione in Russia, insieme al Documento del CC sulla Rivoluzione d’Ottobre e la pubblicazione di ‘Storia del Partito Comunista (bolscevico) dell’U.R.S.S’ sono un trinomio che non passeranno inosservati in Italia e all'estero”

di Erne
In agosto, in occasione del Centenario della Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre, a nome del Comitato Centrale del Partito, mi sono recato in Russia per rendere omaggio a Lenin, il suo principale artefice, Maestro del proletariato internazionale e Fondatore del primo Stato socialista del mondo e della Terza Internazionale. Una importante missione collegata alla pubblicazione del grandioso Documento del Comitato Centrale del PMLI sul Centenario della Rivoluzione d’Ottobre e della “Storia del Partito Comunista (bolscevico) dell’U.R.S.S.” che, come ha tenuto a dirmi il Segretario generale, compagno Giovanni Scuderi, nel ricevimento dedicatomi al rientro in Italia, dimostrano “l’originalità, la vitalità e la perspicacia del Partito, il suo attaccamento a Lenin e Stalin, per proseguire la marcia sulla via dell’Ottobre verso l’Italia unita, rossa e socialista”. Un trinomio, ha continuato il nostro massimo dirigente, “che non passerà inosservato in Italia e all’estero”.
Il materiale che avevamo in dotazione, a partire dal manifesto ufficiale del Centenario della Rivoluzione d’Ottobre a firma del CC, constava delle bellissime targhe dedicate rispettivamente a Lenin e a Stalin con scritte in italiano, russo e inglese realizzate appositamente dalla Commissione di stampa e propaganda, così come gli sfavillanti manifesti ad hoc stampati su carta fotografica sempre dedicati ai due Maestri. Avevamo altresì copie dei numeri 25 e 30/2017 de “il bolscevico” interamente dedicati alla “Storia del Partito Comunista (bolscevico) dell’U.R.S.S.” prima e seconda parte, nonché il numero storico, 3/2004, col quale iniziammo la pubblicazione di quello che poi uscirà in volume “Lenin, la vita e l’opera”. Infine il dvd sulla Rivoluzione d’Ottobre realizzato 10 anni fa per il 90° Anniversario.
Al successo della missione ha dato un contributo molto importante un giovane amico del Partito, alla sua terza missione, che in maniera seria e lodevole si è sobbarcato la maggior parte del lavoro fotografico, preoccupandosi degli aspetti tecnici e logistici, decifrando dal cirillico itinerari e mappe, trasportando con cura il materiale propagandistico del Partito senza mai creare problemi o impedimenti anche quando la fatica degli spostamenti di diversi chilometri percorsi a piedi si faceva sentire.
Da parte mia ringrazio il Partito e in particolare il compagno Scuderi per la fiducia accordatami, dandomi la possibilità di visitare posti e luoghi dei Maestri del proletariato internazionale in maniera militante rivoluzionaria. Calcarli con indosso la fiammante maglietta del nostro amato Partito è stata un’esperienza irripetibile e commovente.

A ULYANOVSK
Dall’Italia, via Mosca, abbiamo raggiunto Ulyanovsk, la città natale di Lenin che prima si chiamava Simbirsk. Qui visse la sua infanzia e parte della sua giovinezza. Nel 1924, dopo la sua morte, fu rinominata in onore di Vladimir Ilich Ulyanov (sue vere generalità). Oggi la città conta 625 mila abitanti ed è il capoluogo della regione omonima. Distante 900 chilometri a est di Mosca, ha in Samara, Kazan e Togliattigrad le città vicine più importanti.
Posta sulla sponda occidentale del bacino artificiale di Samara è un importante nodo ferroviario e porto fluviale che ha permesso lo sviluppo di industrie metalmeccaniche, elettroniche, conciarie, alimentari, dell’abbigliamento e dei materiali da costruzione. In città sono presenti i grandi stabilimenti della casa automobilistica UAZ e gli stabilimenti aeronautici della Aviastar-SP, produttrice degli aerei civili Tupolev e Antonov. Negli ultimi anni ha visto aumentare a dismisura la presenza industriale straniera, tra cui una multinazionale giapponese che produce pannelli solari.
La città è tagliata in due dal fiume Volga, tanto enorme che sembra un mare. Basti pensare che in alcuni punti tocca i 35 chilometri di larghezza. Due ponti, il vecchio dell’epoca sovietica di 3 chilometri e uno nuovo di ben 9 chilometri collegano le due parti.
Scarsamente turistica, se non per Lenin, manifesta la sua prerogativa di città operaia, Ulyanovsk si presenta movimentata di giorno e grigia di sera. Dai trasporti, alle infrastrutture, alle strutture ricettive sembra di essere nell’Unione Sovietica degli anni ‘70. L’etnia principale è quella caucasica e mongola, i lineamenti dei volti parlano da soli.
La nostra prima meta è stata il Memoriale di Lenin, una maestosa costruzione a due piani in marmo con al centro la testa del Maestro in pietra nera. Per espresso volere di Stalin qui vi sorse il museo Lenin, attorno alla sua casa natale del 1870 e a quella, distante solo poche decine di metri, in cui gli Ulyanov vissero dal 1871 al 1875. Il complesso fu inaugurato il 2 novembre del 1941 ed ampliato così come è ora nel 1970 per il 100° Anniversario della nascita.
Nel Memoriale si ripercorre tutta la vita di Lenin, che assieme ai fratelli Alexandr e Dmitrij e alle sorelle Anna, Maria e Olga, ebbe dai genitori un’educazione che contrastava con i principi su cui si fondava il dispotico regime zarista. Maria Alexandrovna, casalinga, e Ilia Nicolaevic, che fu dapprima ispettore e successivamente direttore delle scuole popolari del governatorato di Simbirsk, avevano entrambi radicate convinzioni democratiche e un elevato livello culturale. In casa Ulyanov si leggevano libri di Gogol, Lermontov, Puskin, Turgheniev, ma anche Darwin, Shakespeare, Griboiedov. Attraverso documenti, giornali dell’epoca, statue, busti, dipinti, drappi, bandiere, oggetti personali, doni ricevuti, la vita di Lenin e la nascita e lo sviluppo del primo Stato socialista del mondo corrono in parallelo. Le ampissime sale in cui sono presenti grandi schermi di nuova generazione che mandano in continuazione filmati originali dell’epoca e i discorsi originali di Lenin irradiati tramite altoparlanti, creano un’atmosfera del tutto particolare e affascinante.
Ben curata la parte dedicata alla morte di Lenin con foto e pannelli del funerale, molte prime pagine di giornali di tutto il mondo, una teca dove sono mostrati i calchi del volto e delle mani di Lenin morto, una pratica, quella della cosiddetta “maschera di morte”, molto in uso all’epoca per le personalità importanti.
Nonostante le grandi tavole illustrative e le didascalie siano solo in cirillico, una costante che purtroppo incontreremo durante tutta la missione, e il personale parlasse esclusivamente russo siamo riusciti a vedere e fotografare quanto ci interessava, nonché a dispiegare il materiale di Partito a nostra disposizione, accolto dapprima con curiosità e stupore, ma una volta presentati e chiesto il permesso e facendo leggere la traduzione in russo delle targhe abbiamo avuto un convinto via libera. Tra le piacevoli sorprese un intero salone dedicato a Stalin quale successore di Lenin e artefice della Costituzione sovietica del 1936 e grande spazio alla vittoria sul nazifascismo nella Grande guerra Patriottica, con sempre Stalin in primo piano.
La casa natale di Lenin e l’attigua seconda dimora degli Ulyanov, ristrutturate e tenute splendidamente sono di difficile accesso per gli stranieri. Vengono aperte e fatte visitare solo su richiesta e in giorni particolari e praticamente le guide sono esclusivamente per i russi. Grazie alla giovane guardia del memoriale che ci ha imbeccato e che abbiamo ringraziato donandogli sigarette, merce rara da queste parti sia per il costo, per noi un terzo ma per loro alto, che per la feroce campagna antitabagica di Putin, siamo tornati il giorno seguente e seguendo le sue istruzioni siamo riusciti a visitarle, così come abbiamo fatto spostandoci di qualche chilometro a piedi per visitare anche la terza residenza, quella in cui Lenin e la sua famiglia vissero dal 1878 al 1887. Nella casa natale abbiamo visto il certificato originale di nascita di Lenin, mentre una costante delle tre abitazioni erano la copiosa libreria, immancabile, e uno studio a testa per ogni fratello o sorella. Leggere, documentarsi, studiare e ancora studiare, ecco anche perché Lenin è potuto diventare quel grande Maestro del proletariato internazionale che conosciamo.
Attorno al memoriale di Lenin vi è un grande parco con un sentiero dentro un fitto bosco che conduce sulle rive del Volga. Abbiamo immortalato e apprezzato un intero ciglione in erba con la scritta “Lenin” composta da piante ornamentali e spostandoci leggermente siamo finiti in una grande piazza dove campeggia un mastodontico monumento a Lenin, inaugurato il 22 aprile (sua data di nascita) del 1940. Di fronte a poca distanza una piacevole scoperta, una bellissima statua di Marx, una delle prime sculture a lui dedicate nella Russia dei Soviet. Inaugurato significativamente il 7 novembre del 1920, il monumento presenta ancora sul retro una scritta in cirillico corrosa dal tempo: “Le idee fatte proprie dalle masse diventano la più grande forza motrice”.
Abbiamo salutato la nostra piacevole e proficua permanenza a Ulyanovsk affiggendo il manifesto del Centenario della Rivoluzione d’Ottobre nell’hotel dove alloggiavamo, accanto a dei pannelli che ritraevano Lenin con i giovani pionieri del Komsomol, nonché vicino a delle pubblicità di epoca sovietica. Ringraziamo la direzione dell’”Oktyabrskaya” (Ottobre) per avercelo permesso.

A GORKI
Rientrati a Mosca ci siamo recati a Gorki, un villaggio di 3.500 abitanti a sudest della capitale russa dove il 21 gennaio 1924 Lenin morì. Per questo il suo nome cambiò in Gorki-Leninskie. Lenin arrivò per la prima volta a Gorki nel settembre del 1918 su consiglio dei medici, per smaltire i postumi dell’attentato subito dai socialisti rivoluzionari che gli spararono durante un comizio. Qui, per decisione del Comitato Centrale del Partito comunista dell’Unione Sovietica guidato da Stalin, nel gennaio 1949 fu aperta la casa museo di Lenin, mentre, all’inizio del parco che ospita la dacia, dal 1987 è presente un altro museo dedicato alla vita di Lenin con particolari riferimenti al suo soggiorno a Gorki.
Rispetto a Ulyanovsk a Gorki abbiamo avuto la possibilità di avere le guide, in francese al museo ed in inglese alla residenza, a cui ci siamo presentati. Ciò ci ha permesso di apprendere direttamente una serie di notizie e aneddoti molto interessanti sulla vita di Lenin. Nel museo abbiamo potuto vedere in originale le bozze di Lenin dei primi decreti dopo la Rivoluzione d’Ottobre, quello sulla pace, sulla terra, sulla separazione tra Stato e Chiesa, i manoscritti delle due opere principali composte a Gorki, “L’estremismo malattia infantile del comunismo” e “La rivoluzione proletaria e il rinnegato Kautski”, nonché le prime copie pubblicate in Russia e all’estero, la copia originale delle “Lettere al Partito” meglio conosciute come “Testamento di Lenin”.
Ogni stanza era aperta dalla visione di un video con tutte le tappe della vita di Lenin e della costruzione del socialismo in Russia. Tanti i regali ricevuti da Lenin in particolare dai contadini locali; con loro Vladimir Ilich aveva un rapporto particolare, amava parlarci, ascoltare le loro critiche e suggerimenti. Voleva che i loro figli andassero a scuola invece che nei campi, per questo riuscì a far costruire una scuola nel villaggio, che ci hanno detto esiste ancora ed è completamente operativa.
Nel 1994 al museo di Gorki è arrivato l’intero ufficio con una parte dell’immensa libreria, oltre 20.000 i volumi, e dell’appartamento che Lenin aveva al Cremlino. Fu il fascista Eltsin in preda all’isteria anticomunista del momento a volersene sbarazzare e a firmare di suo pugno il decreto. Meno male che è finito in buone mani, come abbiamo tenuto a sottolineare alla direzione del museo. Tutto è stato riposizionato come lo lasciò l’ultimo giorno, 15 maggio 1923, in cui Lenin vi si recò a lavorare, fogli con appunti, giornale del giorno. Nessuno si può avvicinare più di tanto. Alla nostra richiesta di poter deporre sulla scrivania una copia del nostro settimanale e scattare delle foto la guida imbarazzata ha dovuto chiamare la direzione, una donna sulla sessantina, a cui abbiamo spiegato i motivi della nostra visita, fatto vedere il materiale e donato il dvd prodotto dal nostro Partito 10 anni fa sulla Rivoluzione d’Ottobre. Abbiamo avuto l’accesso esclusivo.
Nel ringraziarci della visita la guida ha voluto fare delle foto con noi e attende la pubblicazione del reportage on line per visionarlo. Abbiamo capito che la loro stessa esistenza è legata alle visite e quelle internazionali sono ben accette, soprattutto se ben disposte come la nostra.
Usciti dal museo abbiamo preso il vialetto che attraverso il parco conduce alla dacia. Il percorso è costellato da tutta una serie di pannelli dedicati all’edificazione del socialismo nell’Unione Sovietica con delle belle immagini di Stalin e tutta una serie di vignette e riproduzioni di manifesti della guerra al nazifascismo.
Con davanti un parco curatissimo pieno di fiori e alberi secolari abbiamo visto stagliarsi la dacia che si compone di due ali con due entrate distinte. Nel parco un bellissimo monumento posto nel 1927 e restaurato nel 1958 rappresenta “La morte di Lenin”, con gli abitanti di Gorki che portano a spalla la salma del Maestro del proletariato internazionale morto. Ad attenderci l’altra guida che ci ha fatto la storia della tenuta, finita all’inizio del 1900 nelle mani del generale Reinbot, governatore di Mosca. Dopo la sua morte la proprietà passò alla sua vedova Zinaida Morozova, la quale ingaggiò l’architetto più in auge della Russia per rimodellarla nell’allora popolare stile neoclassico; il progetto fu completato con la costruzione di un porticato di sei colonne. Dopo la vittoria della Rivoluzione la proprietà fu statalizzata e convertita in dacia per i massimi dirigenti del neo Stato sovietico. Anche Stalin vi ha soggiornato per alcuni mesi. Dal settembre 1918 diventò la dimora principale di Lenin man mano che le sue condizioni di salute iniziarono a peggiorare.
Qui Lenin lavorò molto, si alzava presto, leggeva i giornali e i documenti di Partito che gli arrivavano da Mosca, rispondeva a tutti i messaggi e poi studiava e scriveva ininterrottamente. Aveva molte visite che riceveva offrendo sempre del thé. Nelle poche ore di riposo amava fare delle passeggiate, da solo o in compagnia, d’estate nuotava nel laghetto e d’inverno pattinava.
Di sala in sala abbiamo visto colbacco e cappotto nero indossato al comizio in cui subì l’attentato con il foro procurato dal proiettile sul braccio sinistro, gli indumenti ed il fucile da caccia che Lenin praticava volentieri a Gorki in tutte le stagioni, lo studio con la scrivania appoggiata ad una grande finestra che dà sul parco, la grande biblioteca con gli oltre tremila libri in lingua russa, francese, italiana e tedesca. La guida ci ha riferito che riusciva a leggere oltre 5.000 pagine al giorno. Ed ancora un vecchissimo telefono dal quale Lenin dettò alla segreteria del Sovnarkom, il Consiglio dei Commissari del popolo, a Mosca più di 200 tra ordinanze, articoli e lettere indirizzate ai compagni di Partito e a cui non rinunciò neppure dopo la fornitura di un moderno apparecchio, evolutissimo per l’epoca, con tanto di altoparlante amplificato ma che funzionava ad intermittenza. “Che vengano a riprenderselo immediatamente – avrebbe esclamato un adirato Lenin – non accetto sabotaggi”. La sedia sulla quale è immortalato nella famosa foto con Stalin durante un loro incontro del 1922. Nel garage la Rolls-Royce che lo Stato sovietico fece costruire in unico esemplare per gli spostamenti a Mosca, in estate come auto tradizionale, in inverno con il retro cingolato e il davanti antineve. Un’auto tuttora funzionante che poteva andare sia a benzina che ad alcool per i periodi di crisi.
Visto il nostro interesse e le domande che gli ponevamo la giovane guida ci ha particolareggiato volentieri sulla morte di Lenin, scandendoci gli ultimi momenti di vita e portandoci passo passo nella dacia. Il 20 gennaio 1924 dopo pranzo Lenin viene portato dalla Kroupskaia nella sua camera, dove gli legge il romanzo “L’amore della vita” di Jack London. La sera dopo cena nella sala dove avevano un proiettore Lenin guarda il suo ultimo film, sulle condizioni di lavoro nelle officine Ford americane. Qui Lenin invitava molto spesso gli operai del sovkhoz di Gorki, i paesani o i bambini del villaggio o quelli limitrofi. I film erano muti e la sorella Maria si metteva al piano a suonare delle arie a tema per accompagnare e rendere più gradevole la visione.
Il 21 gennaio dal mattino lo stato di salute di Lenin si aggrava definitivamente e alle 6 e 50 del pomeriggio muore di arteriosclerosi cerebrale, dall’autopsia definita “sclerosi per usura”. I medici rimasero sbalorditi dall’ampiezza delle lesioni; le arterie che alimentano il cervello erano talmente incrostate di sali di calcio che si erano trasformate in rigidi cordoni e non consentivano più il passaggio del sangue. Eppure in quello stato di spaventosa decomposizione del cervello Lenin conservò fino all’ultimo respiro tante facoltà intellettuali. La notte stessa fu lo scultore amico Sergej Merkurov a realizzare la maschera di morte di Lenin, anch'essa conservata, insieme al calco delle mani, nella camera dove il grande Maestro del proletariato internazionale si spense.
Per due giorni la dacia di Gorki fu meta delle delegazioni provenienti da tutto il paese. Il 23 gennaio la salma di Lenin fu portata a Mosca nella sala delle Colonne del palazzo dei sindacati dove stette fino al 27. Eppure centinaia di migliaia di persone non riuscirono ad entrare per vederlo per l’ultima volta. Da qui, secondo la guida, la giusta decisione di Stalin di allestire un mausoleo provvisorio in legno sulla piazza Rossa a Mosca, che fu poi sostituito con quello attuale in marmo rosso, affinché tutti lo potessero vedere.
Fino a che furono in vita continuarono ad abitare a Gorki la sorella Maria e il fratello Dmitri. Fu quest’ultimo che volle fermare le lancette dell’orologio di casa, tuttora al suo posto, alle 6 e 50 del pomeriggio, ora della morte di Lenin.
Ringraziata la guida per l’esaustiva illustrazione abbiamo ripreso il controviale che porta all’uscita, dove sono collocate una quindicina di statue e grandi busti di Lenin e Stalin, ma anche di Marx e Engels, da noi omaggiate a dovere e poco dopo all’uscita una ben curata mostra di pannelli fotografici relativi alla Rivoluzione d’Ottobre a Lenin e Stalin.

A MOSCA
La parte finale della nostra missione non poteva che svolgersi a Mosca dove il nuovo zar del Cremlino Putin ha inscenato la sola “celebrazione” del Centenario della Rivoluzione d’Ottobre aperta al pubblico. Una mostra, “1917-2017, Codice di una Rivoluzione”, da noi vista in meno di mezz’ora, in quattro stanzette del Museo di storia contemporanea, apertasi il 22 marzo fino al 12 novembre, di bassissimo profilo che sta attirando pochissimi e distratti visitatori. Dell’evento che cambiò il mondo c’è ben poco, qualche drappo, dei manifesti, un piccolo busto di Lenin, confusi addirittura con le sommosse del 1905 e del febbraio del 1917. Del resto il pannello centrale recita chiaramente: “A Mosca la presa del potere da parte dei bolscevichi portò a violente battaglie e a centinaia di vittime”, in linea con la posizione ufficiale dettata da Putin, per cui le rivoluzioni causano violenza e instabilità, vanno evitate a ogni costo, tanto meno celebrate. “Le lezioni della storia sono necessarie innanzitutto per riconciliare, – aveva affermato Putin presentando il Centenario all’inizio di quest’anno – rafforzare l’armonia politica, sociale e civile” arrivando ad invocare “un’analisi profonda, onesta e oggettiva del 1917”. E questa analisi l’abbiamo vista anche nelle maestose pubblicazioni uscite per l’occasione, con la formula adottata che ingloba in un unico blocco sia la rivoluzione di febbraio, sia quella d’Ottobre, come la seguente guerra civile. In questo schema bianchi e rossi avrebbero lottato tutti per una Russia più forte, imperiale i bianchi, sovietica i rossi.
Anche dal Partito revisionista di Ziuganov nessun segnale. In tutta la capitale russa non c’è un manifesto celebrativo, niente di niente. Del resto cosa c’era da aspettarsi da un vertice di rinnegati e ingannatori che fanno da stampella alla politica estera da superpotenza imperialista della Russia?
Dal canto nostro abbiamo risposto portando tutto il materiale rimasto in nostro possesso sulla piazza Rossa, omaggiando Stalin con un mazzo di fiori e la targa celebrativa sulla sua tomba e altrettanto abbiamo fatto con Lenin all’ingresso del mausoleo. Un omaggio che ha attirato l’attenzione generale, sia al controllo della polizia all’ingresso che ha spulciato tutto il nostro materiale e riconosciuti subito dalle magliette indossate come “Ecco i comunisti italiani”, sia dei visitatori di tutto il mondo che hanno letto con attenzione le targhe celebrative e i manifesti.
La stessa cosa l’abbiamo ripetuta alla maestosa statua di Lenin presente nel “Leninsky prospect” di fronte alla stazione della metropolitana “Oktyabrskaya” e all’Art Park a lato della famosa Galleria Tetriakov, dove sono presenti altre statue e busti, suscitando grande interesse.
 
 
 
 
 
 

25 ottobre 2017